La moneta è un mezzo
“La moneta ha valore perché è la misura del valore. Poiché ogni unita di misura ha la qualità corrispondente a ciò che deve misurare, come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, così la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Per questo motivo il simbolo monetario non è solamente la manifestazione formale della convenzione monetaria, ma anche il contenitore del valore indotto ed incorporato nel simbolo: quello che noi chiamiamo potere d’acquisto.” Prof. Giacinto Auriti
La moneta è un mezzo
La moneta è un mezzo
venerdì 5 agosto 2011
Ridare fiducia ai mercati o alle persone?
di Andrea Baranes, Campagna per la riforma della Banca Mondiale
segnalato da https://www.autistici.org/mailman/listinfo/monetalocale-siena
E' necessario approvare in tempi brevi la manovra finanziaria per rassicurare i mercati. Serve unità e coesione di tutte le forze politiche per dare un segnale ai mercati. Il dibattito di questi giorni si è concentrato su questi messaggi, dando per implicito un aspetto tutt'altro che scontato: l'assoluto primato della finanza sulla politica. Non viene in mente nemmeno lontanamente una mobilitazione anche solo paragonabile per fare fronte a problemi sociali o alle emergenze ambientali. Se Sua maestà la finanza chiama, però, tutti sull'attenti
perché bisogna “ridare fiducia ai mercati”.
E questo non è ancora nulla. La bontà della manovra finanziaria o dei piani di salvataggio alla Grecia non si misurano sulla base di un maggiore benessere della popolazione o delle statistiche sulla disoccupazione, ma sullo spread tra i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà e i bund tedeschi. In altre parole non solo la finanza impone e determina le scelte e le decisioni della politica, ma ne è anche l'arbitro e il giudice. Le scelte del governo sono valide perché la borsa di Milano è tornata a salire. In questo “perché” si racchiude l'inconcepibile potere che ha assunto oggi il sistema finanziario.
“Ridare fiducia ai mercati”. Sono i cittadini a dovere fare ulteriori sacrifici per ottenere la fiducia della finanza che ha causato la crisi e che continua a speculare contro interi Paesi. E se iniziassimo a ribaltare la questione? Se iniziassimo a domandarci quanto questa finanza merita la nostra, di fiducia? Di cosa dovremmo fidarci? Della possibilità di vendere allo scoperto titoli che non si possiedono? Di scommettere sul fallimento di Stati o sul prezzo del cibo e sulla fame dei più poveri tramite derivati OTC che permettono di operare al di fuori dei mercati regolamentati? Di un sistema bancario ombra di dimensione maggiore di quello ufficiale e che permette di eludere i controlli? Di attori finanziari che operano in prevalenza tramite paradisi fiscali, per non
rispettare le leggi dei loro Paesi? Di “dark pool” dove gli scambi avvengono in totale opacità al di fuori delle borse valori ufficiali? Occorre “ridare fiducia” a un casinò finanziario diventato un fine in se stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile, con ogni mezzo e senza alcun controllo?
Dobbiamo cambiare strada, e subito. Esistono diverse proposte per andare in questa direzione. Tassare le transazioni finanziare e la speculazione, chiudere i paradisi fiscali e il sistema bancario ombra, regolamentare strumenti e attori finanziari, impedire la vendita allo scoperto e le scommesse sul cibo o sui fallimenti di Stati e imprese. Tutte misure che si potrebbero adottare in tempi brevi se ci fosse la volontà politica di controllare, e non di compiacere, i mercati.
La finanza deve riscoprire la sua funzione sociale. E' quello che prova a fare,giorno dopo giorno, la finanza etica, che considera la finanza non come un fine ma come un mezzo al servizio dell'economia, dell'insieme dei cittadini e del bene comune. Che lavora in un'ottica di partecipazione e di trasparenza, valutando gli impatti e le conseguenze sociali e ambientali delle azioni economiche.
Perché sono le scelte dei clienti delle banche, dei correntisti e dei risparmiatori, degli aderenti ai fondi pensione e di investimento che alimentano la finanza e che in ultima analisi ne dovrebbero decidere il
comportamento. E perché con queste nostre scelte possiamo e dobbiamo chiudere il casinò finanziario globale. Non devono essere cittadini e mondo politico a “ridare fiducia” ai mercati. La finanza deve riscoprire la propria funzione sociale e, giorno dopo giorno, deve conquistarsela e meritarsela, la nostra fiducia.
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