La moneta è un mezzo

“La moneta ha valore perché è la misura del valore. Poiché ogni unita di misura ha la qualità corrispondente a ciò che deve misurare, come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, così la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Per questo motivo il simbolo monetario non è solamente la manifestazione formale della convenzione monetaria, ma anche il contenitore del valore indotto ed incorporato nel simbolo: quello che noi chiamiamo potere d’acquisto.” Prof. Giacinto Auriti

La moneta è un mezzo

Critiche & Risposte

Scec: critiche al progetto di Gianfranco Valduga e risposte di Emilio Piccoli

scec-valduga-piccolidi Paolo Michelotto
riporto qui i testi di Gianfranco Valduga, piuttosto critico nei confronti del progetto Scec e la risposta di Emilio Piccoli che sta promuovendo il progetto nel trentino. Sono testi un po’ lunghi, ma molto interessanti per chi vuole capirne di più:
 Testo di Gianfranco Valduga a seguire la risposta di Emilio Piccoli

Temo che i “100 euro in più al mese per tutti” con i buoni locali SCEC, che “aiutano l’economia locale, aumentano il reddito delle famiglie senza indebitarle”, insomma il “progetto di una nuova economia a vantaggio della gente, dei negozi e delle piccole imprese locali” – come recita la locandina della serata del 19 marzo scorso promossa da voi – siano poco più che una delle tante bufale che circolano. Non potendo venire alla serata ho cercato di documentarmi con una ricerca su Google. Il risultato è stato che parlare di cento euro al mese sarebbe, nel campo commerciale, pubblicità ingannevole.
Non che i cento euro non si possano risparmiare. Teoricamente se ne potrebbero anzi risparmiare anche di più, facendo acquisti per oltre 500 euro al mese. Cosa che però appare molto improbabile nella pratica, visto che gran parte della spesa di una famiglia se ne va in affitto, telefono, benzina, assicurazione ecc., tutte cose per le quali nessuno accetterà mai SCEC in pagamento. Sarebbe possibile “se tutti…” , ma “tutti” non ci stanno, e da buon italiano dubito che il 10 o 20 per cento in SCEC accettato da avvocati, artigiani, studi di progettazioni varie e simili sia sempre reale. Le loro prestazioni non hanno un prezzo conoscibile in anticipo e facilmente confrontabile con altri come accade per i generi alimentari, le pizzerie eccetera. E’ un gioco da ragazzi aumentare la parcella del 20% e poi fare lo sconto. Chi se ne accorge?
I “cento euro in più al mese” sono quindi soltanto una mera possibilità teorica. Un’occhiata alla distribuzione geografica e alle attività di chi accetta SCEC in Veneto è più che sufficiente per rendersene conto. E se è vero che la distribuzione di SCEC è gratuita, i soci dovranno contribuire alle spese di gestione dell’arcipelago (qualcuno dovrà pur pagare le spese di stampa degli SCEC, dell’affitto dei locali, del telefono ecc., che inevitabilmente si conoscono sempre dopo…).
D’altra parte, in che cosa consisterebbe il vantaggio per chi accetta il pagamento di una parte del conto in SCEC, dei quali nella quasi totalità dei casi potrà farsene ben poco perché praticamente non utilizzabili poi per pagare dipendenti e fornitori (i quali ultimi a loro volta dovranno pagare i loro fornitori – magari esteri – in euro o in dollari)? Nell’aumento di clientela e di giro d’affari procurato da quello che in pratica non è niente di diverso da uno sconto applicato ai soci dell’arcipelago SCEC. Ma chi vuole scontare i propri prezzi per aumentare il volume di affari può farlo  – lo ha sempre fatto – non solo verso qualcuno ma nei confronti di tutti, con una riduzione dei prezzi. Se questa riduzione dei prezzi non c’è stata – almeno da parte di chi dichiara di accettare gli SCEC – un motivo deve pur esserci. Direi che questo motivo sta nel fatto che i prezzi praticati sono sempre contemporaneamente i più alti possibile in rapporto alla capacità di spesa della gente e alla concorrenza (i prezzi praticati da altri) e i più bassi possibile in rapporto ai costi generali e – ancora – alle necessità della concorrenza.
Questa faccenda degli SCEC non è dunque una sparata come quella del sistema per far ridurre la benzina a metà prezzo lanciata da Beppe Grillo agli inizi dell’anno scorso ma non ci va lontana. Quella di Grillo è stato un flop pauroso, questa si vedrà. Vale la pena però di ricordare che qualcosa di simile aveva lanciato un certo signor Proudhon (Pierre Joseph), francese, oltre 150 anni fa, anche lui con motivazioni encomiabili. Le aveva esposte in un libro (“Sistema delle contraddizioni economiche ovvero Filosofia della miseria”), analizzato e commentato con sferzante ironia da Karl Marx con un altro libro dal titolo rovesciato, “Miseria della filosofia”, scaricabile per chi volesse nel sito http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1847/miseria-filosofia/index.htm. Convinto della bontà delle proprie idee, Proudhon cercò comunque di concretizzarle nella pratica e nel 1849 tentò di fondare la “Banca del popolo”, che «avrebbe dovuto favorire, mediante l’utilizzo di “buoni di lavoro”, lo scambio fra i lavoratori con credito a basso tasso d’interesse», come è ricordato nel sito  a lui dedicato http://ita.anarchopedia.org/Pierre_Joseph_Proudhon. «Nonostante le oltre 13.000 firme (soprattutto da parte di lavoratori), le emissioni furono limitate a 18.000 franchi e l’intera impresa abortì». Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre-Joseph_Proudhon.

Un saluto cordiale
Franco Valduga

Risposta di Emilio Piccoli:

Caro Franco Valduga, Le invio questa mail di risposta, che forse troverà un po’ dura, ma neanche Lei è stato tenero con noi.

“Primum vivere, deinde philosophari”
(Aristotele 2300 anni fa). Per il politico del terzo millennio la massima aristotelica non vale. L’uomo politico d’oggi si occupa di tutto l’universo scibile ma non di economia. Non si sente all’altezza e quindi non si occupa e preoccupa più del pasto quotidiano. Per lui ogni tema economico e finanziario è un tabù: meglio lasciare tutto in mano alle oligarchie della Finanza, che sono i soli veri esperti. In tale contesto di rinuncia culturale e intellettuale accogliamo con il massimo apprezzamento un intervento critico di  Franco Valduga in merito allo Scec, proprio perchè ci dà modo di confrontarci direttamente con un uomo che ha fatto della politica una missione di vita. Il giudizio positivo purtroppo quì si ferma perchè nella mail conferma un pensiero in linea con il tipico atteggiamento rinunciatario della politica istituzionale ad occuparsi criticamente degli aspetti monetari, come fossero temi di secondaria importanza o di troppa complessità per essere affrontati dai noi comuni mortali. Ogni qualvolta la gente comune propone una qualche forma di gestione dal basso e democratica dell’economia ottiene dalla Politica solo segnali di scoraggiamento. Si tende a buttare tutto “in vacca”. Personalmente, ritengo che questo atteggiamento derivi da pura ignoranza del tema economico o dalla consapevolezza di non avere valide chiavi interpretative per sviluppare un nuovo pensiero. Questa situazione determina vuoto di idee ed è, a mio parere, la causa primaria della debacle ideologica della Sinistra che ha portato alla sconfitta totale e definitiva non solo del Socialismo ma anche del capitalismo sociale (Keynes). Si deve prendere ormai atto che tutti gli esponenti della sinistra istituzionale sono stati facilmente presi alla sprovvista dai Chicago Boys che hanno imposto il modello unico di Milton Friedman a tutte le economie del globo. In Italia, per concludere l’opera, abbiamo assistito, dopo la morte del PCI, all’ultimo spettacolo: tutti i politici di sinistra hanno totalmente assimilato le idee dei Chicago Boys, sicchè è rimasto sul campo un unico socialista: Silvio Berlusconi! che giustamente raccoglie la maggior parte dei voti delle classi meno abbienti.
Passiamo alle argomentazioni specifiche:
Cento euro in più al mese. Questo messaggio, apparso su una nostra locandina, può essere considerato, a ragione, ingannevole. Non è “pubblicità ingannevole” perchè non abbiamo niente da vendere. E’ un messaggio ingannevole nella forma ma non nella sostanza. E’ ingannevole perchè gli Scec non sono convertibili, ma hanno solamente un valore facciale pari all’euro (1Scec=1Euro). Questo valore è inizialmente fittizio e diventa reale nel momento in cui la cartonota viene spesa nel circuito economico in cui lo Šcec viene volontariamente accettato. Gli Šcec vengono accettati come abbuoni su prezzi in euro e il risultato finale, una volta spesi, è un aumento del potere di acquisto dell’acquirente. L’effetto finale è equivalente a quello che si avrebbe ottenuto con 100 euro in più in tasca. Da quì nasce lo slogan ingannevole, che Valduga ha criticato, a ragione nella forma, a torto nella sostanza. Noi intendiamo, in questo caso, la moneta nel suo aspetto di potere di acquisto, non ci interessa che sia riserva di valore, perchè abbiamo il problema del fine mese e non il problema di mettere da parte denaro. Lo Scec è solo mezzo di scambio, non è riserva di valore! Anzi è solo un abbuono che mettiamo in circolazione e nasce da un atto di Solidarietà fra la gente. Lo Scec non è gravato da interesse perchè dietro non c’è un debito. La differenza fra Euro e Šcec quì appare chiara.
La spesa con gli Šcec. Nella spesa mensile non va dimenticata inanzitutto la spesa alimentare. L’obiettivo dei 100 Šcec al mese è quello minimo e legato alla spesa mensile per il cibo, possibilmente sano e locale, di una famiglia (stimabile in 500€). Se il circuito accettante lavora sull’agricoltura biologica e sull’accorciamento delle filiere, la capacità di spendere 100 Šcec come abbuono del 20% è subito a portata di mano.Noi non parliamo di risparmio, di tirare la cinghia ogni mese, ma vogliamo crearci da soli la capacità di acquistare, perchè siamo consapevoli di vivere in una società di opulenza e abbondanza dove l’unica merce artificialmente scarsa è il denaro. Lo so che per l’assioma della banca centrale, questa nostra è una follia, ma per noi non lo è per niente. L’inflazione è monetaria, come afferma categoricamente Friedman, ed è indotta dalla politica monetaria della Banca Centrale. E’ la BCE che decide di farci arrivare o no a fine mese. Con lo Scec noi vogliamo battere la monete della gente, libera da debito e da interesse, eludendo il divieto del trattato di Mastricht, che ha regalato ai banchieri l’esculsiva di battere la moneta in cambio di nulla. Sappiamo che il nostro non è un progetto risolutivo, ma possibile e legale. Certe cose non si compreranno mai con lo Šcec? Certo è così, i limiti sono tanti, ma intanto iniziamo a fare qualcosa senza aspettare inermi di finire incaprettati grazie alle decisioni prese nelle sedi delle oligarchie finanziarie di Washington DC. Nemmeno possiamo aspettare la Sinistra dura e pura che ci salvi dal macello.
Arcipelago Veneto.Tutto questo è utopia? In Veneto, in pratica nella sola Provincia di Padova, la distribuzione dei buoni è iniziata solo da qualche mese (io ne sono testimone) e invito Franco Valduga a iscriversi ad Arcipelago Veneto (non costa nulla), così potrà da subito entrare in qualche pizzeria o ristorante della zona e pagare con gli Šcec, oppure farsi curare da un dentista omeopata (chiedendo il preventivo prima e senza dichiarare che pagherai con Scec). E’ pessimo a tal proposito il luogo comune degli artigiani e commercianti “ladri” che passa soprattutto nelle corporazioni a reddito fisso. Impariamo a chiedere più preventivi se i prezzi non sono esposti e chiari, e poi scegliamo, senza offendere il prossimo (altro che “buon italiano”). Se invece vuole dei prodotti bilogici di un’azienda agricola trentina, che si è associata recentemente ad Arcipelago Veneto (perchè in Trentino non abbiamo ancora l’associazione) accompagno io personalmente Valduga a Maso del Gusto di Nave San Rocco a pagare con gli Šcec. Questa non è più utopia, è tangibile realtà. Piccola realtà, ma realtà, e non pura illusione come le social card.
Circolazione. Un sistema economico funziona alla perfezione quando la moneta torna ciclicamente nelle mani di chi la spende. Come faremo a realizzare questo miracolo? Quando avremo costituito un circuito economico locale importante ed esteso, orizzontalmente e verticalmente, faremo pressione anche sui Comuni, sulla Provincia ecc. affinchè accettino anch’essi i buoni. Tutto quello che viene prodotto localmente o internamente a una nazione è in teoria pagabile con moneta locale, solo i beni importati dall’estero ne sono esclusi. Teniamo presente che stiamo parlando di una quota in buoni locale nell’ordine del 20% della spesa. Quello che vogliamo mettere in campo è un’economia possibile, possibilissima, altro che bufala. Le bufale le raccontano solo alla TV di Silvio. Noi non guardiamo la TV di Silvio. Noi vogliamo, senza ricorrere a ’scale mobili’ ed elemosine, ampliare (ampliare, non difendere) il nostro potere di acquisto e dare la possibilità alle piccole imprese locali (commercianti, artigiani, contadini) di lavorare dignitosamente. I buoni locali essendo spendibili solo localmente àncorano al territorio la ricchezza ivi prodotta. Noi non crediamo alla falsa solidarietà di alcune multinazionali (comprese le Rosse) che si spacciano come nostre benefattrici; non crediamo alla Coop, sei tu, con sede in Lussemburgo e conti correnti alle Cayman. Questa è la sinistra dei Chicago Boys che a noi non va bene!
Marx. Personalmente non credo sia utile a nessuno citare Marx come un oracolo. Nemmeno lui l’avrebbe voluto. Karl Marx è solo uno dei tanti grandi cervelli che ha avuto l’umanità. Niente di più. Alcuni suoi concetti sono ancora utili per leggere la realtà, altri sono obsoleti. Il mondo va avanti, ed è deleterio ancorarsi prevalentemte al pensiero di un filosofo dell’800.
Proudhon. La banca del Popolo di Proudhon è un esempio di banca del tempo, finalizzata a eliminare l’intermediazione monetaria. E’ fallita non tanto perchè il concetto era sbagliato, ma per cause esterne (l’arresto di Proudhon). L’attinenza dei “buoni tempo” di Proudhon con i “buoni Šcec” è comunque labile. E in tema monetario non si può fare di ogni erba un fascio, perchè è molto facile “prendere lucciole per lanterne”. Inoltre ogni moneta ha un suo contesto storico e sociale che non ne consente la mera estrapolazione. Ad ogni modo, nella storia dell’umanità di esperimenti monetari ce ne sono stati molti e spesso hanno funzionato da subito. Non è affatto detto che un progetto monetario fallito in un determinato contesto non funzioni in altri. Uno dei più grossi fallimenti monetari fu quello di John Law, che nel 1700 in Francia inventò per primo l’emissione della moneta di carta fondata sul debito. Oggi tutte le monete sono di carta e fondate sul debito.
Per ultimo è utile ricordare che al mondo ci sono migliai di monete complementari funzionanti e lo Šcec è l’ultima per ordine di tempo, tanto per capire che l’Italia non sempre è la prima come ai mondiali di calcio o alla formula 1. In Svizzera, ad esempio, esiste dal 1934 il Wir, con il quale vengono eseguite ad oggi il 17% delle transazioni nazionali in piena autonomia dal franco.
Cordiali saluti

Emilio Piccoli
(Arcipelago Trentino)


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